Modena
È citata fin dall'816 assieme al castello a cui era annessa; questo fu poi ceduto nel 1038 dal marchese Bonifacio di Toscana, padre di Matilde di Canossa, al vescovo di Modena. Nella prima parte del XII secolo fu costruita la chiesa romanica, elevata a pieve nel 1195; danneggiata assieme al castello da un evento non noto - un terremoto, un incendio? - conservò la zona absidale e le vicine arcate interne. Venne ricostruita assieme al campanile nel 1454, per volere del duca Borso d'Este, sembra riutilizzando i materiali laterizi dall'antico castello; nel 1818 fu sopraelevata, come ben rivela la facciata che mostra un innalzamento che supera l'altezza delle lesene.
Dell'edificio romanico si conserva l'orientamento liturgico, con le suggestive absidi rivolte a est, simbolicamente rivolte verso il sorgere del sole, la cui luce è metafora della grazia divina. L'abside centrale, di pianta pressoché semicircolare, è scandita da sottili semicolonne, in cotto come il paramento murario, ed è coronata da una successione di archetti pensili in arenaria, le cui mensole figurate sono abrase dai secoli, sormontati da una cordonatura e quindi da una cornice a denti di sega, entrambe in cotto. La cordonatura e la cornice concludono anche le due absidi minori, ritmate da lesene collegate da archetti pensili. L'abside si destra reca murato un frammento lapideo con decoro a treccia; per l'arcaicità di questo motivo ornamentale si è ipotizzato che si tratti di una parte di croce forse risalente all'antichissima cappella di San Giorgio. Nell'interno, le absidi e le prime arcate conservano caratteri romanici, come l'arco trionfale, a doppia ghiera in arenaria; il pilastro di destra si eleva da un plinto romano con decorazione a foglie.
L'antica mensa dell'altare maggiore è murata nella navata destra, e reca un'iscrizione con il nome del vescovo Alberto che la consacrò e la data 15.X.1256. Nella navata sinistra, utilizzata come vasca battesimale, la splendida acquasantiera con sirene attribuita al Maestro delle Metope, seguace di Wiligelmo attivo attorno al 1130 nel Duomo di Modena, ritenuto autore anche dell'analoga acquasantiera di Rubbiano. Nell'abside di destra, alcuni affreschi dei primi del Quattrocento assegnati al tardogotico "Maestro degli occhi ammiccanti". Il patrono San Giorgio è raffigurato in una tela di Narciso Malatesta, figlio del famoso Adeodato, datata al 1869.
Città/Località | Modena (MO) |
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Indirizzo | Via Viazza, Ganaceto |
C.A.P. | 41121 |
Itinerari | |
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data di creazione: | giovedì 5 giugno 2014 |
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data di modifica: | mercoledì 3 settembre 2014 |