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La deportazione

A Fossoli, frazione 6 km a nord di Carpi, sono ancora visibili i resti dell’ex campo di polizia e transito che tra dicembre 1943 e agosto 1944 funzionò come principale centro italiano di smistamento di deportati politici e razziali verso i campi di concentramento e di sterminio nazisti.

Nato nel maggio 1942 come campo per prigionieri di guerra angloamericani (PG 73), dopo l’8 settembre 1943 il campo fu occupato dai nazisti e, da dicembre 1943, la Repubblica Sociale Italiana ne fece il principale luogo italiano di concentramento di ebrei e, successivamente, anche di oppositori politici.

Dal marzo 1944 le autorità tedesche gestirono direttamente la parte di campo tuttora esistente, che prese il nome di Polizei und Durchgangslager.
Nell’arco di sette mesi, da Fossoli furono deportate nei campi di concentramento del Reich più di 5000 persone, di cui oltre 2800 ebrei. Fra di essi anche Primo Levi, che di qui partì col convoglio del 22 febbraio 1944 destinato ad Auschwitz.

Dopo la chiusura il campo, ancora sotto il controllo tedesco, funzionò come Centro di raccolta e smistamento della manodopera coatta da inviare in Germania.

La fine della guerra segnò una radicale trasformazione del luogo: tra 1945 e 1947 l’area divenne un centro per profughi stranieri, mentre tra il 1947 e il 1952 il sacerdote carpigiano don Zeno Saltini insediò qui Nomadelfia, una comunità di bambini abbandonati o orfani.
Con l’abbattimento di reticolati e torri di guardia, con il risanamento delle baracche e la creazione di aree verdi, don Zeno avviò quel processo di trasformazione del campo che proseguì nel periodo successivo quando, tra 1954 e 1970, qui trovarono ospitalità circa quattrocento profughi giuliano-dalmati.

La natura ‘stratificata’ del luogo, che ha subìto negli anni numerosi utilizzi e trasformazioni, non appare immediatamente al visitatore, che può ricostruirne le fasi storiche visitando la mostra permanente all’interno della baracca recuperata.

Dopo anni di abbandono, nel 1984 il Comune di Carpi divenne proprietario del campo; dal 1996 la Fondazione ex Campo di Fossoli ne cura il recupero, la valorizzazione e la ricerca storica.
Nel cuore di Carpi, all’interno del Palazzo dei Pio, nel 1973 è stato inaugurato il Museo Monumento al Deportato politico e razziale nei campi di sterminio nazisti.
Progettato dallo studio milanese BBPR col contributo di artisti come Picasso, Guttuso, Léger, Cagli e Longoni, è il più importante memoriale italiano della deportazione, frutto della volontà civile e politica dell’epoca di non dimenticare quei tragici eventi che avevano visto il territorio carpigiano così direttamente coinvolto.
Le pareti del museo, volutamente spoglie, portano incisi brani di lettere di condannati a morte della Resistenza europea e graffiti realizzati su disegni degli artisti. I pochi oggetti e fotografie, l’uso espressivo degli spazi e l’ultima stanza, la suggestiva Sala dei Nomi, con incisi più di quattordicimila nomi di deportati dall’Italia, contribuiscono a potenziare l’impatto emotivo sul visitatore. All’esterno, il percorso museale si completa nel cortile delle stele, dove sedici monoliti in cemento ricordano i nomi di alcuni campi di concentramento e sterminio nazisti.

I 67 martiri di Fossoli

A metà strada tra il campo di Fossoli e il centro di Carpi si trova il Poligono di tiro di Cibeno, teatro il 12 luglio 1944 della strage di 67 prigionieri politici prelevati dal campo.
Dopo la fucilazione, le cui ragioni restano ad oggi sconosciute, i corpi vennero sepolti e occultati in una fossa scavata appositamente sul posto. Soltanto nel dopoguerra vennero riesumati e riconosciuti.

Una nuda lapide, posta sulla fossa nel 1946 dal Comitato di liberazione nazionale e dall'Associazione perseguitati politici antifascisti, ricorda i “martiri di Fossoli

Tappe

  1. Campo di Fossoli - Carpi
  2. Museo Monumento al Deportato - Carpi
  3. Poligono di tiro di Cibeno - Carpi
Proprietà dell'articolo
data di creazione: martedì 12 agosto 2014
data di modifica: venerdì 28 novembre 2014