Impegnati dapprima in Etiopia, poi in Spagna e in Albania, e in seguito sui fronti di guerra francese, balcanico, nordafricano e sovietico, dopo l’8 settembre 1943 gli italiani alle armi si trovarono ad affrontare lo sbandamento, la prigionia e l’internamento militare nei campi tedeschi. Molti di essi, sfuggiti alla cattura, ingrossarono le file della Resistenza italiana ed europea, altri si arruolarono nell’esercito del Regno del Sud che combatté al fianco degli Alleati. Per i 650.000 circa che, fatti prigionieri dall’esercito tedesco, rifiutarono di arruolarsi, il nazismo coniò la categoria di Internati militari italiani (IMI), deportandoli e sottraendoli alle garanzie della Convenzione di Ginevra e all’assistenza della Croce rossa internazionale.
A Modena l’imponente Palazzo Ducale in piazza Roma, già sede della corte estense, dall’unità d’Italia fu sede della Scuola - poi Accademia - militare di fanteria e cavalleria. Dopo l’8 settembre l’Accademia venne sciolta e il Palazzo Ducale occupato dai tedeschi, che dal 25 settembre vi collocarono il Platzkommandantur I (Comando del presidio militare tedesco della provincia di Modena); dal 12 dicembre dello stesso anno fu anche sede anche del Comando militare provinciale dell’Esercito italiano.
Nell’autunno 1944 qui si stabilì l’Ufficio politico investigativo della Guardia Nazionale Repubblicana; nelle sue carceri, collocate nel sottotetto, vennero torturati partigiani e civili arrestati.
Spostandosi in piazza Torre è invece possibile vedere la targa dedicata agli IMI, relativamente recente, affissa sul muro del palazzo comunale a fianco della Ghirlandina.
Appena fuori dal centro, in piazza Giovani di Tien An Men, si erge il Baluardo della Cittadella, ingresso dell’antica roccaforte estense.
Nei giorni successivi all’armistizio, nella caserma Cialdini qui insediata vennero imprigionati migliaia di soldati italiani destinati alla deportazione in Germania. Decine di essi, appartenenti al 36° reggimento Fanteria, riuscirono a fuggire attraverso i condotti fognari grazie all’aiuto di un gruppo di giovani.
La storia e la memoria dei soldati modenesi si concentrano nel Museo del Combattente in via Sigonio 54, dove serie tipologiche di oggetti di uso comune, insieme a documenti e ad immagini, concorrono a raccontare la vita dei militari, i bombardamenti in città, la Resistenza e, andando indietro nel tempo, anche la prima guerra mondiale, le imprese coloniali e le guerre risorgimentali. I fili conduttori del museo sono infatti due: le guerre – evocate dagli oggetti posseduti, usati, personalizzati dai soldati – e l’identità italiana nelle storie di chi, in diversi momenti, combattè per la patria.
Una delle vicende meno note della storia della seconda guerra mondiale riguarda il destino dei soldati italiani che, dopo l’8 settembre 1943, caddero prigionieri dei tedeschi. La categoria di Internati militari, ha escluso i nostri connazionali catturati dalle tutele previste dagli accordi internazionali per i prigionieri di guerra e dall’ aiuto della Croce Rossa internazionale con il conseguente inasprimento delle condizioni di vita nei lager.
data di creazione: | martedì 12 agosto 2014 |
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data di modifica: | lunedì 18 agosto 2014 |