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Guerra e resistenza in pianura

Allo scoppio della seconda guerra mondiale le condizioni di vita della popolazione, già gravi, peggiorarono ulteriormente a causa del razionamento dei generi di prima necessità e dell’arruolamento dei giovani nell’esercito, con la conseguente ricaduta dei lavori agricoli su donne e anziani.

Dopo l’8 settembre 1943 e l’occupazione tedesca, la situazione divenne drammatica a causa delle requisizioni dei macchinari e dei prodotti industriali, ma soprattutto per il pericolo rappresentato da bombardamenti e incursioni aeree alleate specialmente su strade, ferrovie e ponti.

Nonostante le condizioni sfavorevoli (un’area priva di protezioni ambientali, densamente abitata e attraversata da numerose vie di comunicazione), la Resistenza si diffuse anche in pianura, e proprio lo stretto rapporto col territorio e il supporto della popolazione ne determinarono l’efficacia. Inizialmente volta a dare assistenza agli ebrei e ai prigionieri alleati in fuga e a scoraggiare l’arruolamento dei giovani nell’esercito fascista, l’azione partigiana dall’inizio del 1944 si strutturò anche in sabotaggi alle vie di comunicazione, imboscate notturne e azioni armate ad opera dei Gap (Gruppi di azione patriottica) e delle Sap (Squadre di azione patriottica).

A giugno 1944 iniziò la storica “battaglia della trebbiatura”, che vide partigiani e contadini uniti nell’impedire l’ammasso del grano, per evitare che cadesse in mano ai tedeschi e per distribuirlo alla popolazione. Questa solidarietà continuò nell’occultamento del formaggio dei caseifici, nell’impedimento dei raduni obbligatori del bestiame e nella costruzione di rifugi nelle case coloniche per nascondere i partigiani durante l’inverno.
Proprio l’inverno del 1944-45, con la sospensione dell’avanzata alleata sulla linea Gotica, si rivelò particolarmente duro per i rastrellamenti e le fucilazioni messi in atto da fascisti e tedeschi contro partigiani e civili, che ebbero come esito l’intensificarsi della Resistenza.

Nel centro di Limidi di Soliera, sulla via Carpi-Ravarino, sono visibili i ruderi di una casa e, sul fianco della vicina chiesa di San Pietro in Vincoli, una lapide che ricorda lo scambio dei prigionieri del novembre 1944, durante il quale i partigiani, insieme alla fondamentale mediazione del vescovo di Carpi Vigilio Dalla Zuanna, riuscirono a evitare la fucilazione di sessanta ostaggi (ma non l’incendio del paese) da parte dei tedeschi, come rappresaglia per l’occupazione partigiana di Soliera.

Spostandosi a nord di Carpi, a Rovereto sulla Secchia, in via Barberi si trovano riuniti i cippi in memoria dei caduti della battaglia di Rovereto - tra cui una giovane madre - che il 18 marzo 1945 vide seicento partigiani contrastare il rastrellamento nazifascista.

Nella zona tra Cavezzo e Concordia sulla Secchia da febbraio si era insediata la famigerata brigata nera Pappalardo, che installò la sua caserma nelle ancor oggi esistenti scuole di Concordia, in via Garibaldi. La caserma venne attaccata da  duecento partigiani nella notte del 23 febbraio 1945, e la repressione nazifascista contro la Resistenza fu qui particolarmente dura, con decine di partigiani uccisi.

Pochi chilometri a sud est di Concordia si trova San Giacomo Roncole, la frazione di Mirandola dove il parroco don Zeno Saltini fondò durante la guerra l’Opera Piccoli Apostoli (la futura Nomadelfia) per ospitare bambini orfani o abbandonati. Il Casinone, l’edificio oggi ristrutturato che si affaccia sulla strada statale, fu la casa di questi giovani ed il teatro dell’educazione cristiana e antifascista che don Zeno diede loro. Molti di essi entrarono infatti nella Resistenza, alcuni perdendo la vita, e la scelta tedesca di impiccare sei partigiani cattolici proprio davanti al Casinone, il 30 settembre 1944, non fu casuale.

La cultura rurale e il paesaggio

Allo scoppio della seconda guerra mondiale le condizioni di vita della popolazione, già gravi, peggiorarono ulteriormente a causa del razionamento dei generi di prima necessità e dell’arruolamento dei giovani nell’esercito, con la conseguente ricaduta dei lavori agricoli su donne e anziani.

Lasciando Mirandola in direzione Modena, si incontra Bastiglia, sede del Museo della civiltà contadina dove è possibile ripercorrere ambienti domestici e contesti lavorativi della pianura modenese nel Novecento.

Alla sintesi museale fa da contrappunto, a Modena, il Parco della Resistenza in strada Morane, dove sono ricostruiti i caratteri tipici del paesaggio agrario modenese in relazione ad un percorso di memoria della Resistenza, completato nel 2003 con l’inaugurazione del Parco Vittime dell’Olocausto.

Tappe

  1. Casa incendiata a Limidi - Soliera
  2. Chiesa di San Pietro in Vincoli - Limidi - Soliera
  3. Cippi dei caduti della battaglia - Rovereto sulla Secchia - Carpi
  4. Caserma Pappalardo - Concordia sulla Secchia
  5. Il Casinone - San Giacomo Roncole - Mirandola
  6. Museo della Civiltà Contadina - Bastiglia
  7. Parco della Resistenza - Modena
Proprietà dell'articolo
data di creazione: martedì 12 agosto 2014
data di modifica: lunedì 18 agosto 2014