Provincia di Modena
Gli Amaretti sono deliziosi pasticcini inventati circa cent'anni or sono, anche se si ritiene che l'usanza di confezionare dolci a base di mandorle sia ancora più antica nel modenese.
Appaiono come dischi di 4-8 cm di diametro, rugosi e leggermente bombati. Caratterizzati da un accattivante sapore dolce-amaro e da un invitante profumo di mandorle e zucchero, risultano ben cotti e friabili all'esterno ma racchiudono all'interno una pasta morbida e ancor più fragrante.
Si diversificano nel risultato della cottura, l'amaretto di Modena è più secco, mentre quello di Spilamberto rimane più morbido.
La base per la preparazione degli amaretti è costituita da mandorle amare e dolci, da zucchero o miele e da albume montato a neve ma ogni famiglia e ogni pasticcere conserva e tramanda una propria ricetta in cui possono variare gli ingredienti minori, le dosi e i metodi di preparazione.
La cottura poi è un momento particolarmente delicato in quanto i dolcetti, per esaltare al massimo il loro sapore, devono risultare dorati al punto giusto, ossia avere assunto il colore tipico della crosta di pane.
La zona di produzione degli Amaretti di Modena è rappresentata dal territorio della provincia di Modena. Gli Amaretti di Modena sono tutelati dal marchio collettivo "Tradizione e Sapori di Modena", finalizzato alla tutela delle tipicità agroalimentari modenesi.
Nella tradizione gastronomica modenese si ritrovano due tipi di amaretti: l'amaretto di Spilamberto e quello di Modena.
I primi amaretti morbidi furono probabilmente preparati a Spilamberto, comune della provincia di Modena. Ogni casa aveva un proprio metodo di preparazione dell'impasto e questo spiega perché gli amaretti erano leggermente diversi da una famiglia all'altra. La produzione commerciale iniziò verso la metà dell'ottocento, sempre a Spilamberto e nei primi anni del novecento gli amaretti comparvero anche nei negozi di Modena. Gli amaretti sono presenti nel ricettario di Ferdinando Cavazzoni, credenziere di casa Molza e nel ricettario Melloni 1886, ripostiere della corte di Modena, oltre che in numerose altre pubblicazioni più recenti.
Tradizionalmente vengono consumati a fine pasto accompagnati da un calice di vino bianco, ma anche a colazione o a merenda con una buona tazza di the.
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data di creazione: | venerdì 5 agosto 2011 |
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data di modifica: | martedì 2 dicembre 2014 |