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Nell’autunno del 1944 l’Appennino tosco-emiliano divenne teatro dei tentativi alleati di sfondare la linea difensiva tedesca, conosciuta come linea Gotica, per liberare la pianura padana.
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La nascita e la progressiva organizzazione di banda partigiane in Appennino, dopo l’8 settembre 1943, diede vita ad un’intensa azione di contrasto all’occupazione nazifascista in tutta l’area montana.
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Allo scoppio della seconda guerra mondiale le condizioni di vita della popolazione, già gravi, peggiorarono ulteriormente a causa del razionamento dei generi di prima necessità e dell’arruolamento dei giovani nell’esercito, con la conseguente ricaduta dei lavori agricoli su donne e anziani.
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Se la violenza può essere considerata connaturata a uno status di paese in guerra, con l’occupazione tedesca e la nascita della Repubblica di Salò essa assunse più spesso i contorni di crimini contro l’umanità che di inevitabile conseguenza delle vicende belliche.
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Con l’avvicinarsi del fronte di guerra a Modena, nell’inverno del 1943-44, la vita degli abitanti fu drammaticamente complicata dal pericolo dei bombardamenti alleati, estesi anche ai punti strategici in provincia.
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La vicenda dei soldati italiani e modenesi durante il fascismo e la seconda guerra mondiale comprende una moltitudine di storie non ancora del tutto raccontate.
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A Fossoli, frazione 6 km a nord di Carpi, sono ancora visibili i resti dell’ex campo di polizia e transito che tra dicembre 1943 e agosto 1944 funzionò come principale centro italiano di smistamento di deportati politici e razziali verso i campi di concentramento e di sterminio nazisti.
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Se si esclude il campo di Fossoli, al quale è dedicato uno specifico itinerario, un percorso di conoscenza della storia ebraica nel territorio modenese durante gli anni Trenta e Quaranta non può non toccare Modena, Nonantola e Finale Emilia.